La Storia di Vulcano
“Therasia”, che letteralmente si traduce “terra calda”, è l’antico nome dell’isola sacra al dio Vulcano. L’isola Vulcano è riconosciuta mitologicamente, nella tradizione greca, la sede delle fucine di Efesto, dio del fuoco, della tecnologia e della metallurgia. Non possiamo eludere anche la derivazione latina ed il significato mitologico dato dai romani al dio Efesto, infatti, la tradizione mitologica romana identifica Efesto con il dio Vulcano, da cui deriva il nome attuale dell’isola. Si narra che il dio Vulcano, aiutato dai Ciclopi, forgiava le armi per gli déi.
Da quanto si documenta nella letteratura dell’età classica, l’isola è il risultato della fusione di alcuni vulcani, per l’esattezza quattro, il più grande ed anche il più attivo, ad intervalli irregolari, è il Vulcano della Fossa, affiancato dal più piccolo, Vulcanello.
Geologicamente, l’isola è stata soggetta, per molti secoli, a lavori di estrazione di allume e zolfo, ne deduciamo, storicamente, che la popolazione era, per lo più, costituita da forzati e schiavi costretti all’attività di minatori. L’immagine sembra essere quella di un sulfureo girone dantesco.
Sotto la dominazione borbonica, l’attività mineraria aveva raggiunto l’apice tanto da tramutarsi in una vera e propria industria. Cessato il dominio dei Borboni, durante la prima metà dell’Ottocento, l’inglese Stevenson, che continuò l’attività mineraria e piantò i primi vigneti al Piano, acquistò l’isola. Ad oggi è possibile ammirare la sua villa, il Castello sito vicino ai fanghi. L’inglese abbandonò l’isola a seguito di una pericolosa eruzione, probabilmente l’ultima, nel 1888. I pochi coloni rimasti sfruttarono al meglio le risorse offerte dall’isola, ma quel che ha maggiormente rappresentato la fortuna delle sorti economiche della “terra calda” è, certamente, l’attività che ruota attorno a quel cono vulcanico così vicino e possente ed al contempo così quieto e silenzioso; ricordiamo che è inattivo da più di un secolo. Resta, comunque, una terra palpitante di vita, i sibili ed il calore dei fumi emessi, le strutture variopinte di zolfo, ricordano sempre la maestosità di una natura che può sempre cambiare le sorti di un paesaggio e ridipingere la morfologia di una terra che, per questo motivo, resta magica e mitologica in ogni secolo.
Si dice che gli uomini diventano immortali se un’opera d’arte, letteraria o d’altro genere, conserva la loro memoria. Vulcano non solo è terra mitologica, culla della divinità greca Efesto, ma ha reso immortale, dopo decenni di silenzi e disinteresse per questo paradiso naturale, il regista Dieterle che, nel 1949, girò l’omonimo film interpretato dalla passionale Anna Magnani.
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