La casa di Rossellini e Ingrid Bergman
Un’isola selvaggia, primordiale, l’isola dove l’essenziale è visibile agli occhi e nulla di superfluo la invade, l’isola che ha coronato un film ed un amore che prima fu difficile o quasi impossibile e che, poi, divenne un capolavoro, un frammento memorabile del neorealismo: è il 1948, l’anno di Rossellini e di Ingrid Bergman, l’anno di “Stromboli Terra di Dio”, gli anni delle donne isolane vestite ancora di nero, i tempi delle case senza servizi e degli spostamenti sugli asini. Erano gli anni degli attori isolani, degli uomini ingaggiati sul luogo per stare davanti alla macchina delle riprese, erano gli anni del grande cinema non ancora a colori, non ancora raffinato da effetti studiati alla perfezione, erano gli anni della vita messa in scena con la verità di uomini e donne che di copioni non sapevano nulla e diventavano struttura portante di film passati alla storia come capolavori. Erano gli anni della Stromboli ancora più intatta e meno a misura di una diva abituata alle luci di Hollywood. Stromboli, partorita dalle acque del mare, così appariva ed appare, un immenso scoglio imponente che spezza il blu cristallino delle acque che la circondano, la avvolgono. La terra che si lascia amare dal mare ed abbracciare dal fuoco. Rossellini, la Bergman, le comparse e le attrezzature per girare, sbarcano a Stromboli su un barcone da pesca lungo 15 metri. Si chiama “San Lorenzo” il robusto natante mosso da un rude motore a scoppio. Sono salpati dalla Sicilia. E’ aprile. L’isola selvaggia è davanti ai loro occhi, le spiagge scure, gli alberi di fico, i gerani e le buganvillee, le case bianche, moresche, uno scenario magnifico.
Si guardano da lontano sulle onde navigate da Ulisse. Stromboli è la più settentrionale e Vulcano la più meridionale tra le schegge di roccia e fuoco, Lipari e Salina, Panarea e Filicudi, Alicudi, scagliate da ciclopi sentimentali nel mare blu del mito.
Due isole, due donne, due film. Una storia di rivalità e passioni nel Tirreno, a settentrione della Sicilia. Stromboli e Ingrid Bergman, Vulcano e Anna Magnani. E, in mezzo al mare di fuoco, Roberto Rossellini. Una vicenda del dopoguerra. Stromboli più piccola di Vulcano, 370 abitanti la prima, 430 la seconda. Il cono nero di Stromboli si leva a 750 metri; il cratere di Vulcano arriva a 391 metri. Diverse, antagoniste, ma sorelle di sussulti e di lava. Stromboli terra della malvasia, Vulcano residenza del dio dei venti. Da Punta Lena, la più meridionale di Stromboli, si può scorgere Punta Bandiera, la più meridionale di Vulcano. In mezzo, come a dividere due contendenti, si stende Panarea. (Mimmo Carratelli)
E’ la bellezza del neorealismo, la passione di una donna così tanto bella e capricciosa come le dive, ma Iddu, nell’incanto delle sue sciare, con la bellezza della sua forza selvaggia ha domato anche i capricci di una diva che ha amato, come amava il suo uomo, quell’isola selvaggia, l’isola della casa rosa che dava sul mare, quella casa colorata in mezzo a tutte le altre bianche. Non c’erano alberghi, ma questa casa rosa, scovata da Rossellini, aveva un lusso: le risate che si facevano per inventarsi anche i servizi da bagno. La stanza da bagno era allestita accanto alla casa, un grande imbuto spunta da sopra il tetto, era la doccia. Da quello scorrevano secchi d’acqua per fare la doccia. Il film andò avanti per quattro mesi. Il 2 agosto del 1949 la singolare troupe di Rossellini partì da Stromboli. Ingrid lasciò un bel po’ di danaro alle due chiese dell’isola (50mila lire) e agli abitanti del posto. E’ il 1948, l’anno che diede nuova luce all’isola selvaggia, l’anno in cui, per il mondo, Stromboli nacque e si scopre come perla del mare, come paradiso terrestre, l’isola del perfetto equilibrio degli elementi vitali.