La Storia di Panarea

La storia di Panarea, similmente alle altre isole, è legata alle vicende di Lipari, in quanto isola più grande e più popolata la cui influenza ha segnato la storia dell’arcipelago. I primi reperti rinvenuti risalgono al periodo dello stile di Diana, testimoniato dai ritrovamenti del Timpone del corvo. In località Calcara sono stati rinvenuti reperti collegabili a Capo Graziano che, dal XVIII – XVII sec. al XV sec. a.C., vede la sua massima espressione a Filicudi nell’omonima area. Risalente all’età del bronzo è l’insediamento in località Punta di Milazzese, composto da 23 capanne di forma ovale e una quadrangolare, sicuramente sede di culto o di riunione, nel quale sono stati ritrovati ceramiche, pentole, macine e utensili micenei. Il sito, non a caso, è posto su un pianoro che si protrae verso il mare, protetto da alte pareti che lo rendevano un posto ideale per la difesa da pirati e invasori. Nel VII sec. a.C. le coste siciliane erano disseminate di vascelli etruschi in cerca di ricchezze e zone da colonizzare, ovviamente le isole minori come le Eolie non furono risparmiate dalle scorribande, anzi, a causa della loro posizione strategica e, allo stesso tempo, isolata. Le Isole Eolie furono una ghiotta preda per gli invasori. Una certa stabilità la si deve ai greci che si insediarono nell’arcipelago sostituendosi agli etruschi, facendo vivere alle isole uno dei momenti di maggior splendore economico e demografico. La sofferta stabilità portata dai greci fu compromessa quando lo scontro tra Cartagine e Roma ebbe inizio, le isole alleate dei cartaginesi subirono numerosi attacchi fino a passare, nel 252 a.C., definitivamente sotto il dominio romano. Una testimonianza singolare sono i resti sull’isolotto di Basiluzzo di pavimenti a mosaici e intonaci colorati, resti di una villa sicuramente di un possidente romano innamoratosi dell’aspra natura, della pace e dei meravigliosi paesaggi.

La dominazione romana, come le due che la susseguirono, bizantina e araba, portò ad una lenta e inesorabile decadenza, tanto da rischiare l’abbandono. Le Isole Eolie riacquistarono l’agognata tranquillità sotto il dominio normanno (1340-1544) che, assicurando la pace, diede vita alla ripresa economica e demografica dell’arcipelago. All’inizio del XVI sec. gli arabi e i turchi seminarono morte e distruzione nel Mediterraneo e Panarea non fu risparmiata. Testimonianza di tali scorrerie si ha nella toponomastica relativa alla contrada di Drautto, il cui nome deriva dal pirata di etnia arabo-turca Draugh, successore di Barbarossa. Alla fine del XVII sec., dopo aver sfiorato l’abbandono, l’isola viene ripopolata a scopo agricolo da contadini liparoti che però inizialmente si trasferirono solo nel periodo della semina e della raccolta ma col passare del tempo si stabilirono fino a raggiungere le mille unità. La storia più recente non è fatta di invasioni e pirateria ma di fame, miseria e insoddisfazioni che spinsero, alla fine del XIX sec., gran parte degli abitanti delle Eolie all’emigrazione di massa verso le Americhe e l’Australia in cerca di una vita migliore. Il turismo è un fenomeno relativamente recente ed è in parte da attribuire all’avvento del cinema (1960) nell’arcipelago che portò a far conoscere l’affascinante e selvaggia natura delle isole. L’Avventura, film di Michelangelo Antonioni, ambientato i gran parte a Panarea, Basiluzzo e Lisca Bianca, ha aiutato a puntare le luci dei riflettori su questa isola magica attraendo numerosi visitatori.

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