Il castello di Milazzo

I castelli suscitano sempre un fascino non indifferente in chi li osserva, un castello è l’eco tangibile di epoche ormai passate e lontane anche nella memoria, un tempo in cui culture e popoli diversi si intrecciavano ed il risultato di questo insieme di diversità, raggiunto con battaglie e guerre sanguinose, ha lasciato ricche eredità artistiche, ha lasciato una memoria storica ed il senso di appartenenza ai padri che hanno fondato e costruito città. La Sicilia, la bella isola, circondata dal mare, ha sempre attirato l’attenzione dei conquistatori, pensiamo ai porti che in questa terra sono stati costruiti, a quante volte è stata saccheggiata e ricostruita, a quanta storia riposa tra le sue viscere e quanto le sue splendide città hanno da raccontare. Milazzo ne è un vivo esempio. La città che si inchina alle Sette Sorelle, le Isole Eolie, ha rappresentato sempre uno dei porti più importanti della Sicilia. Il versante nord-ovest della città di Milazzo è dominato dall’imperioso castello, protetto dallo strapiombo naturale, in direzione sud-est le cinte murarie circondano il porto e la città. La prima costruzione è stata attribuita agli arabi, nel corso dei secoli, però, ha conosciuto, e ne sono testimonianza i resti, la dominazione normanna e sveva. Il castello di Milazzo è stato dichiarato monumento nazionale, al suo interno sorge la Cattedrale antica e Palazzo de’ Giurati.

Lo schema icnografico del complesso è articolato ed è formato da: maschio normanno a pianta quadrata; blocco della domus a pianta rettangolare; cinta sveva rettangolare racchiudente i due edifici appena menzionati, con torri sporgenti a pianta quadrata e con fabbriche giustapposte internamente che presentano piante rettangolari o trapezoidali allungate; cinta aragonese poligonale con baluardi emicilindrici racchiudente il complesso normanno e svevo; ulteriore cinta cinquecentesca con baluardi triangolari verso sud-est. Il mastio o la torre mastra chiamata torre saracena, sorge al culmine del castello ed è la parte più antica di tutta la struttura. Si configura come un massiccio blocco parallelepipedo la cui robustezza viene enfatizzata da un probabile abbassamento dell’altezza originaria e dalla giustapposizzione di una scarpa basamentale, modifiche dettate dall’affermazione delle armi da fuoco e presumibilmente attuate nel XVI secolo. Presenta due elevazioni di 14 metri realizzate in opus incertum, mentre i cantonali spiccano per la vigorosa e regolare tessitura di grossi conci squadrati in scuro materiale vulcanico, plausibilmente importato dalle vicine Eolie. Internamente si sovrappongono due ambienti, rispettivamente divisi in due campate da grandi arcate ogivali che fungono da sostegno intermedio per la tessitura dei soffitti.

Ad Antonio Ferramolino è attribuita la progettazione del Bastione delle Isole o delle Sette Porte. Questa zona rappresentava il baluardo di difesa nord della città, in quest’area si snoda un cunicolo, costruito al fine di neutralizzare eventuali passaggi scavati dagli invasori per accedere oltre le mura. nella seconda metà del ‘400 viene costruita la “Cinta aragonese”, che ingloba la struttura federiciana. Si ritiene che nei primi decenni del 1500 inizino i lavori per la costruzione della “Cinta spagnola”, struttura che include il vecchio abitato medievale che in quest’area si era sviluppato nel corso dei secoli e che è in parte visibile negli scavi all’interno. Tra il ‘600 e il ‘700, qui erano presenti vari edifici civili come il Palazzo dei Giurati situato di fronte al Duomo Vecchio.

Nel 1860 dopo la conquista di Garibaldi, l’esercito borbonico abbandona il presidio che aveva nel castello. Dal 1880 al 1959 la struttura viene adibita a carcere. Dopo un lungo periodo di abbandono e incuria, tra il 1991 e il 2002, e tra il 2008 e il 2010, il complesso è stato oggetto di due importanti restauri. In uno sperone delle mura medievali, figura un ornamento nero, in pietra lavica, comunemente chiamato “scarabeo”. Questa decorazione è posta in direzione orientale, punto astronomico da cui sorge il sole il 21 Giugno. Si credeva che, date le molteplici versioni e notizie poco certe, la decorazione riproducesse due occhi e delle antenne, da qui probabilmente la denominazione di “scarabeo”. Probabilmente era semplicemente una decorazione che poteva simboleggiare la sorveglianza, occhi vigili, attenti, simbolo di imbattibilità ed inespugnabilità, di trasformazione e rinascita, ma si ritiene che il significato più plausibile sia legato alla vigilanza sulla sicurezza della città.

Tra il 1525 ed il 1540 fu costruita la cinta spagnola, pregettata da Antonio Tomasello e Antonio Ferramolino. La cinta è costituita da due muraglie parallele e tra loro collegate da una galleria. Lo scopo della cinta spagnole era puramente protettivo, la sua realizzazione rese possibile una maggiore sicurezza della parte alta della città e permetteva un controllo fitto sugli approdi navali sottostanti.

Della cinta spagnola fa parte il Bastione di Santa Maria che prese il nome dalla chiesa matrice che fu distrutta per costruire il bastione, denominato anche “delle tre porte”, la costruzione risale al 1525. La porta di Santa Maria si apre nel muro cinquecentesco e prende il nome dall’omonima chiesa vicina. Sopra l’arco, due aperture verticali ormai chiuse servivano a manovrare un ponte levatoio su un fossato asciutto. Nella volta della galleria, che attraversa la “Cinta spagnola”, sono presenti due aperture circolari che davano ai soldati la possibilità di gettare dall’alto materiali per la difesa. La grande torre quadrangolare mediana del versante ovest venne inserita nella cinta federiciana. Essa presenta una base a scarpa di età posteriore, che non supera i 10 m d’altezza e che la cinge dai quattro lati. A caratterizzarla sono, sicuramente, i suoi particolari elementi, basti pensare all’uso della pietra lavica in conci per la realizzazione dei cantoni, gli pigoli smussati alle aperture, la decorazione orizzontale a spina di pesce con laterizi che segna la parte mediana di quella che doveva essere la struttura originaria. Nel ‘400, per renderla meno vulnerabile all’artiglieria e per adattarla alle nuove armi da fuoco, fu abbassata quasi a livello delle mura di cinta federiciane.

 

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