Storia di Lipari

La storia delle Isole Eolie coincide con la storia di Lipari, una storia tanto antica quanto affascinante, delle radici che legano questi luoghi alle civiltà antiche, civiltà che hanno cullato la poetica tradizione mitologica. Il suo passato ha origini molto antiche e racconta una storia tumultuosa fatta di conquiste e razzie da parte di popoli che comprendevano l’importanza sia strategica che commerciale di quest’isola.

Si narra che la città di Lipari sia stata costruita prima della guerra di Troia, da Liparo. La mitologia vuole che Ulisse, nel suo viaggio di ritorno alla sua amata Itaca, sia approdato sull’isola soggiornando presso la corte di Eolo. La popolazione dell’isola può definirsi, a partire dall’età neolitica fino al III millennio a.C., variegata e, oseremmo dire, multietnica, dal momento che era popolata da gruppi provenienti dalla Sicilia, Grecia, Campania e zone limitrofe.

Museo Bernabo Brea

I primi insediamenti umani nelle isole Eolie risalgono al V millennio a.C, popolazioni provenienti dalla Sicilia, a bordo di imbarcazioni rudimentali e fragili , vennero attratte dalla presenza di grandi quantità di ossidiana, una roccia vulcanica vetrosa, nera e rilucente, dalla quale si ricavavano, all’epoca, utensili di vario genere ed impiego. L’ossidiana rappresentava la materia prima presente nel territorio eoliano che garantiva un’elevata possibilità di guadagno e successo economico. Queste popolazioni si stabilirono, inizialmente, sull’altopiano del castellano vecchio di Lipari e presso Rinicedda, a Salina. L’apice del commercio è riconducibile al Neolitico superiore, quando la vendita dell’ossidiana assume dei caratteri di estrema importanza economica; Lipari così divenne uno degli insediamenti più popolosi del Mediterraneo. Rinvenimenti storici in tutta Italia, in Francia e nella Dalmazia, fanno comprendere come l’ossidiana di Lipari rappresentò uno strumento innovativo per la costruzione di utensili fino ad essere esportata a migliaia di chilometri di distanza. Con l’avvento dell’età del Bronzo, giungono a Lipari e nelle Eolie nuovi gruppi etnici, apportando, certamente, un prezioso vento culturale ed artigianale nuovo. Le popolazioni che nel corso storico si sono aggiunte a quella già esistente hanno garantito un’innovazione non indifferente nel settore economico e civile. Il risveglio economico e le attività di scambio commerciale favorirono di certo contatti con popoli nuovi, si ricordano infatti i regolari contatti avuti con la Grecia Micenea. Fu da qui che le isole trassero il loro nome di “Isole Eolie”, dalle popolazioni greco-micenee di stirpe eolica, dalle leggende riportate sul re mitico Eolo, signore dei venti, citato nella magna opera di Omero, l’Odissea. Omero, nel raccontare le vicende di Ulisse, descrisse il dio Eolo come un re giusto e ospitale che concesse all’eroe l’otre dei venti per facilitarne il ritorno a Itaca. L’arcipelago subì enormi pressioni da parte dei popoli che comprendevano l’importanza strategica del sito tanto che a causa delle numerose invasioni rimase quasi inabitato dal 900 a.C. In concomitanza con la cinquantesima Olimpiade (fine del VI sec a.C.), le Eolie furono colonizzate da greci di stirpe Dorica, a seguito di una grave sconfitta a Marsala da parte degli Elimi. Questi popoli sbarcati alle Eolie, nel tentativo di difendersi dalle offensive di pirati fenici ed etruschi, formarono una possente flotta in grado di sconfiggere e depredare i nemici. Alcune fonti descrivo come la vocazione difensiva iniziale di questi popoli si tramutò, con la presa di consapevolezza della forza della loro flotta, in pirateria. Sembra che gli stessi liparesi raggiunsero e saccheggiarono una flotta romana contenente un prezioso carico come offerta al Dio Apollo destinato a Delfo, ma fu restituito dal magistrato dell’epoca per devozione verso il Dio stesso. La minaccia etrusca cessò con la sconfitta di Cuma, ad opera dei popoli dorici stanziati a Siracusa, questo permise di impiantare dei nuclei abitati a carattere agricolo nelle altre isole dell’arcipelago. In concomitanza con la prima spedizione ateniese in Sicilia, i Liparesi intorno al 427 a.C. strinsero alleanza con i siracusani, probabilmente per la comune origine dorica. Nei primi anni del IV secolo a.C. Lipari fu occupata dai cartaginesi che fecero dell’isola una delle loro migliori stazioni navali, grazie agli ottimi porti e alla posizione strategica di cui godeva. Per circa un secolo, i rapporti con Siracusa crearono una solida condizione politica che terminò con la sconfitta ad opera dei romani nella prima guerra punica. Allo scoppio della prima guerra punica, 264 a. C., Lipari si alleò con i Cartaginesi, subì ripetuti attacchi dalla flotta romana. Questo episodio lascia presagire già le sorti dell’isola di Lipari: fu sottomessa dai romani nel 252 a. C., ad opera del console Caio Aurelio. In occasione della guerra civile, Lipari viene conquistata tra il 37 e 36 a.C. da Ottaviano contro Sesto Pompeo, ed i partigiani di Pompeo vengono esiliati in Campania. L’isola riprese a prosperare ed entrò nell’orbita di Siracusa e poi di Roma che valorizzò Lipari anche come stazione termale. Durante la guerra civile fra Ottaviano, che regnava sulla penisola, e Sesto Pompeo, padrone della Sicilia, le Isole Eolie assunsero una notevole importanza strategica, subendo una fortificazione ad opera di quest’ultimo. Solo un anno più tardi, nel 36 a.C., avviene la sconfitta di Pompeo nelle acque di Capo Peloro nei pressi dell’angolo nord-orientale della Sicilia. La storia del periodo romano è carente, sono pochissime le informazioni pervenute ad oggi, si sa solo che l’imperatore Caracalla dopo aver ucciso il suocero recluse la moglie ed il cognato a Lipari. Dopo la parentesi romana, Lipari fu, probabilmente, sede vescovile e meta di eremiti in cerca di rifugi sotto la dominazione bizantina. Parallelamente agli enormi disagi causati dalle eruzioni, Lipari dovette fronteggiare le invasioni arabe che, nell’ 839 a.C., rasero al suolo l’isola, costringendo la popolazione ad un’esistenza di schiavitù. Dopo il lungo ed oscuro periodo, causato dalla dominazione araba e bizantina, Lipari conobbe di nuovo un periodo aureo grazie alla dominazione normanna che ripopolò l’isola fortificandone il Castello. Sotto i vessilli del Gran Conte Ruggero, è restituita alla fede cristiana con la fondazione, nel 1083, di un monastero benedettino dedicato a S. Bartolomeo, tutt’oggi in ottimo stato di conservazione. Nel 1091, con un decreto di Papa Urbano II, le isole divennero feudo del monastero. L’allora abate, con l’intenzione di un ripopolamento dell’arcipelago, decise di concedere agli abitanti e ai loro eredi la proprietà della terra che coltivavano. La tranquillità tanto agognata e ricercata fu intaccata, nel 1544, ad opera del pirata Barbarossa che, alleatosi con i francesi, sferrò, con una flotta di 150 navi, un duro colpo bruciando le case, la cattedrale e costringendo in schiavitù l’intera popolazione che, all’epoca, contava circa 8000 unità. Il grande sgomento di Carlo V, sovrano di Napoli, lo indusse a costruire una più imponente cinta muraria, favorendo il ripopolamento mediante esenzioni fiscali. Nonostante l’impegno del sovrano di Napoli la preoccupazione da parte degli abitanti per le numerose incursioni durò fino alla scomparsa della pirateria turca intorno al 1700. Alla fine del Settecento, Lipari seguì le sorti del Regno delle Due Sicilie fino ai tempi nostri. Agli inizi del XIX secolo Lipari divenne lo scalo obbligato di parecchie linee marittime.

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