L’architettura eoliana
L’aspetto “urbano” delle isole è l’evidente traccia di una lunga storia di invasioni di popoli diversi e, dunque, della commistione di molteplici culture che hanno segnato, inevitabilmente, il modus vivendi degli isolani. Un dato evidente è dato dalla particolare architettura dell’isolana. Le influenze commerciali, la posizione geografica e le conseguenze delle molteplici invasioni hanno preso forma in una particolare architettura che, nei suoi tratti, ha reso evidente la necessità e la preoccupazione di un popolo in continua lotta con l’aspro territorio per assicurarsi l’indispensabile per sopravvivere.
Nonostante i pochi mezzi a disposizione e le oggettive difficoltà logistiche del territorio eoliano, le prime strutture isolane sorgevano lontano dalle coste e dalle pianure, in luoghi poco visibili e in cui la difesa era semplificata dall’asperità del territorio. Il timore che gli abitanti avevano delle possibili incursioni esterne si manifestava sia nella scelta dei luoghi di costruzione degli abitati, sia nell’architettura, dati gli evidenti caratteri puramente difensivi. Il miglioramento delle condizioni politico-economiche e la riduzione delle invasioni hanno permesso un maggiore sviluppo dell’attività urbana lungo gli spazi costieri e nelle zone pianeggianti.
La casa rurale alle Eolie è, da sempre, la struttura più diffusa sul territorio, anche se, con la nascita della borghesia, si è avuto un considerevole aumento delle piccole palazzine e delle ville dotate di grandi giardini ai margini degli abitati. L’aspetto bianco degli intonaci esterni, cosi come descritto dai tanti viaggiatori dell’Ottocento, è un elemento apportato solo dopo il turbolento periodo delle invasioni. L’influenza commerciale del XVII secolo ha apportato nuovi elementi decorativi, sopratutto nelle facciate. Queste venivano accuratamente intonacate, le aperture venivano incorniciate con pietra locale e si applicavano, lungo i margini superiori, dei pizzi. Spesso venivano abbellite con due tinte vivaci, una di fondo e una che incorniciava i contorni. Ovviamente nell’architettura eoliana tipica non sono presenti solo strutture ad uso abitativo ma anche strutture di culto, magazzini, palmenti, sporadicamente mulini, torrette di avvistamento e difesa.
La casa rurale eoliana
Tipicamente le strutture eoliane venivano realizzate impiegando un sistema modulare che permetteva l’accostamento o la sovrapposizione di elementi cubici. La base della struttura e i muri erano realizzati con grosse pietre laviche, la copertura era realizzata con travi di legno disposte a 40 cm l’una dall’altra.
Sulle travi veniva disposta una stuoia di canne ricoperta da uno strato di pietrame di piccola pezzatura ed isolato con una miscela di malta pozzolanica e calce che veniva battuta per rendere impermeabile il tetto. Il leggero e friabile tetto, contrapposto alla pesante struttura murale, ha permesso che le abitazioni resistessero ai frequenti solleciti sismici. Il tetto, costruito a terrazza, era realizzato in modo da convogliare le acque dentro una cisterna interrata all’esterno delle abitazioni attraverso un canale in terracotta (“casulera”). Sul canale veniva inserito un deviatore che consentiva lo scarto delle prime acque, solitamente piene di terra foglie e insetti.
La forma tronco-conica delle case eoliane non è un’accortezza estetica, ma una necessità di costruzione. Per la realizzazione delle pareti esterne venivano utilizzati materiali locali (la pietra ed il lapillo lavico che, avendo dei volumi irregolari, rendeva più semplice la costruzione degli angoli curvilinei invece che squadrati). La scarsa quantità di vegetazione a fusto alto ha ridotto l’utilizzo del legno al minimo indispensabile ed è questo il motivo dell’assenza di opere di carpenteria che ne avrebbero delineato le forme.
Le aperture delle abitazioni erano orientate a mezzogiorno e a levante, gli altri lati venivano chiusi, fatta eccezione per le cucine che richiedevo un ricambio d’aria maggiore per evitare che i venti freddi entrassero in casa e per avere una maggiore esposizione ai raggi solari.
Il calore delle torride estati era attenuato sia dal pergolato di vite che riparava, in parte, la casa dai raggi solari, sia dalla lenta escursione termica delle pietre laviche con cui erano costruite le pareti.
Le case, realizzate con una sola porta di accesso, presentano le tipiche finestre rotonde che consentivano l’areazione. Originariamente venivano costruite inserendo nella muratura pentole senza fondo, successivamente si impiegavano due blocchi di pietra vulcanica a forma di mezza luna forati al centro e uniti. L’interno di queste finestrelle era coperto da uno sportellino che isolava dal freddo invernale.
Successivamente fu adottata la porta a tre ante, mezza porta veniva costruita per la lunghezza totale dello spazio, l’altra metà veniva suddivisa in due sezioni per poter permettere l’apertura della sezione superiore lasciando chiusa la parte inferiore. Le porte non avevano vetri, elemento che fu introdotto successivamente. La chiusura era garantita per mezzo di robusti saliscendi in ferro e maniglioni removibili ancorati saldamente alle mura interne. Le abitazioni eoliane hanno avuto uno sviluppo sia verticale che orizzontale: lo sviluppo verticale, più datato, avveniva con l’ampliamento attraverso la costruzione sovrapposta di un altro elemento a cubo. I due livelli erano, solitamente, collegati da una scala esterna ad arco rampante. Il piano inferiore era adibito a cucina e sala da pranzo, rappresentando così il punto centrale del focolaio domestico, il piano superiore, invece, era destinato a dormitorio.
Con la diminuzione della pirateria si ha un’apertura delle case verso l’esterno, le case, dapprima arroccate in zone impervie, si spostano verso la costa, sfruttando così i dolci pendi e le piccole pianure. Questo cambiamento portò ad un maggior sviluppo sul piano orizzontale attraverso l’accostamento di moduli a cubo che hanno definito l’attuale architettura eoliana. Le abitazioni, inoltre, venivano ampliate con la costruzione di un terrazzo a livello del piano terra (bagghiu), ricoperto da un pergolato a vite, sorretto da una struttura a travi di legno poggiato su dei pilastri cilindrici ( pulera) che delimitavano la terrazza. Tra i “pulera” erano intervallati i “bisoli”, sedili realizzati in malta e rivestiti con maioliche policromate. Il “bagghiu”, dove solitamente si trovava un forno e un tinello di pietra, diventa, a pieno titolo, il centro delle attività domestiche e luogo in cui si svolgevano le diverse pratiche di essiccatura e di conservazione delle materie prime. Il “bagghiu”, oltre a collegare i vari ambienti della casa, assume la funzione di riparo dal torrido sole estivo grazie al pergolato a vite dal quale, in agosto e settembre, si potevano raccogliere i deliziosi frutti. I terreni adiacenti alle case venivano sfruttati per le coltivazioni di ortaggi, rigorosamente annaffiati con le acque di scarto, mentre le piante floreali erano definite un lusso, data la scarsità d’acqua. I piccoli agglomerati rurali avevano un carattere di autosostentamento.
Lo sviluppo delle case rurali ha seguito uno sviluppo soggettivo che è dipeso dalle condizione economiche di chi le abitava, differenze che aumentarono sensibilmente quando, nel 1800, i floridi commerci crearono una nuova classe sociale, i borghesi. Le case più ricche ai margini dei centri urbani o nei pressi delle zone coltivate cominciano ad assumere i caratteri di vere e proprie aziende agricole; nascono, così, palmenti, piccoli mulini, magazzini e cisterne per la raccolta delle acque piovane. Molto diffuse nelle case rurali furono le “pinnate”, delle strutture chiuse su tre lati. Nel lato d’accesso era inserito un ampio arco a tutto sesto ribassato che fungeva da riparo per gli animali o da luogo in cui essiccare e conservare gli alimenti. Situata nei pressi della “pinnata” si trovava la “littera”, uno spiazzo pianeggiante sul quale venivano messi ad essiccare le uve e i fichi adagiati sopra dei “cannizzi”.
Il bagno, solitamente molto piccolo, per motivi di igiene, era situato all’esterno dell’abitazione, l’accesso avveniva dal “bagghiu”.
Alle cucine delle case rurali eoliane erano solitamente destinati ampi locali di forma quadrata in cui veniva costruito un piano rivestito di mattonelle policromatiche. Il piano cottura veniva anch’esso realizzato in muratura e si componeva di piccoli bruciatori profondi una trentina di centimetri, sormontati da dischi metallici concentrici su cui si appoggiavano pentole di diverse dimensioni; sopra il piano cottura vi era la cappa a forma piramidale circondata nella parte inferiore da una trave in legno che fungeva da mensola; al di sotto del piano cottura un ampio vano era destinato alla legna da ardere; i forni alloggiavano o nel “bagghiu” o all’interno delle abitazioni, la cupola del forno era di notevoli dimensioni e, spesso, per risparmiare spazio in casa veniva costruita adiacente ad una parete esterna in modo da far coincidere la bocca con l’interno della cucina; in alcune cucine prendeva posto anche un piccolo forno utilizzato per la cottura dei dolciumi. Un altro elemento molto comune era la nicchia per i “lumieri”, una piccola incavatura realizzata all’interno dell’abitazione e nello spessore delle colonne esterne del “bagghiu” per proteggere la fiammella dal vento.
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