Prodotti tipici Eoliani
Il cappero eoliano
La produzione di capperi, rosmarino, basilico, origano, pomodorini, melanzane, uniti alla pesca, hanno fatto si che i prodotti locali, la maggior parte dei quali ancora confezionati artigianalmente, venissero conosciuti in tutto il mondo.
La pianta del cappero è composta da un unico ceppo arbustivo da cui, a raggiera, si propagano i morbidi rami. Si tratta di una pianta molto diffusa nell’intero arcipelago eoliano, cresce spontaneamente nei terreni vulcanici. I capperi sono i boccioli non ancora dischiusi dei fiori, raccolti manualmente e conservati rigorosamente sotto sale marino.
A Salina vengono coltivate due qualità di questi particolari ortaggi, nocellaro e nocella. La coltivazione e il metodo di conservazione fanno di questo prodotto l’emblema di quest’isola tanto che, nella prima settimana di giugno, gli viene dedicata una sagra. I frutti della pianta, i cucunci, che appaiono come cetriolini, vengono conservati sotto aceto o sotto sale e spesso vengono serviti come antipasto. La lucertola è uno dei vettori fondamentali per la riproduzione di questo arbusto poichè questo rettile si nutre del liquido che fuoriesce dalla bacca. In questo liquido sono immersi i semi che, attacandosi al corpo del rettile, vengono trasportati nel nido; tutto questo spiega la presenza di queste piante nei posti più disparati come, per esempio, le crepe dei muri. Questo prodotto “unico” è uno dei grandi protagonisti delle ricette eoliane; lo troverete negli antipasti, nelle insalate, nei primi piatti e nel pesce o semplicemente accompagnato con del pane. L‘emblema delle Eolie, oltre a soddisfare i piaceri del palato, è noto già dal Seicento per le sue proprietà curative: sembra venisse usato come sedativo, per la pressione, il mal di denti e, nella tradizione popolare, si dice che avesse un grosso potere afrodisiaco. Inoltre, una recente ricerca ha constatato le proprietà terapeutiche nella cura del colesterolo.
I pomodorini a “PENNULA”
I pomodorini eoliani, presenti in tutto il Mezzogiorno italiano, assumono connotati differenti grazie al microclima del luogo (vento abbastanza umido e un’escursione termica tra le più basse del nostro Paese). Questi pomodorini, oltre ad avere la forma leggermente allungata da cui ne deriva il nome, si distinguono per il loro gusto particolarmente dolce. La raccolta avviene durante la stagione estiva, durante la quale vengono appesi in larghe ruote di vimini per essere poi consumati nel periodo invernale.
Malvasia
“Il vino dei vulcani” (definito così da Guy de Maupassant nell’opera “vita errante”, affascinato dagli incredibili sapori) fu definito come sciroppo di zolfo denso e zuccherato che permea tutto il palato (“il vino del diavolo”). Il nome deriva da una leggenda cristiana risalente all’occupazione musulmana. Secondo questa leggenda, un villano, che trasportava un’anfora con vino moscato, si era imbattuto in un governatore, pregò Dio affinché tramutasse il vino in malva, esclamando “malva sia”. La coltivazione della vite raggiunse il culmine durante il XIX secolo grazie anche alla flotta di un centinaio di velieri che ne permise la facile commercializzazione. All’inizio del secolo scorso una malattia, la filossera , distrusse gran parte dei vitigni provocando un crollo dell’economia locale.
Dopo alcuni decenni di stasi, intorno agli anni cinquanta, alcuni viticoltori ripresero questa produzione e, nel1973, ottennero il riconoscimento D.O.C.. Il disciplinare che garantisce l’autenticità del vino stabilisce che la produzione, oltre che nella varietà da pasto, possa essere prodotto nella versione passito e liquoroso e che il vino sia ottenuto per la maggior parte con uve Malvasie Lipari. La produzione di Malvasia risale ai tempi dei greci che introdussero, nel IV secolo a.C., l’omonimo vitigno. Di Malvasie delle Lipari D.O.C. ne esistono tre tipologie: una da pasto e due da fine pasto. Quella da pasto è composta per il 95% da uve di malvasia, la restante parte, che oscilla tra il 5 e l’8 %, è di Corinto Nero, che dà alla luce un pregiatissimo vino denso dal colore ambrato e dal sapore dolce, definito come uno tra i migliori vini da dessert. L’ invecchiamento, che si protrae tra i tre e gli otto anni, dona al vino un profumo ampio con sentori di ginestra, un gusto deciso ma dolce con note di tamarindo.
Malvasia da pasto
La produzione della tipologia da pasto avviene tramite la fermentazione del solo mosto privo delle parti solide ( vinificazione in bianco ) con l’aggiunta di zucchero che ne garantisce una maggiore dolcezza finale.
Il Passito
La versione “Passito” è ottenuta dal medesimo vitigno ma con una lavorazione diversa. I grappoli vengono fatti parzialmente essiccare sulla pianta o sui graticci per poi separare l’acino dai grappoli in modo da evitare che questi ultimi, ormai rinsecchiti dal sole, assorbano quantitativi di alcool e conferiscano cattivi sapori, per poi procedere alla facile pigiatura. Dopo la fase di fermentazione, che si blocca naturalmente al raggiungimento di un’alta gradazione alcolica, il vino viene fatto stabilizzare per nove mesi in delle botti per poi essere travasato nelle bottiglie. Questa lavorazione dona al vino un colore giallo ambrato simile al miele, eucalipto, erbe aromatiche; al palato si presenta vellutato e dal sapore raffinato con un leggero retrogusto d’albicocca.
La versione liquorosa
La versione liquorosa presenta un bouquet che ricorda l’albicocca e la pesca, al palato si presenta morbido, aromatico e persistente. La gradazione alcolica minima è di 20 gradi. Il processo di vinificazione è simile al passito ma con l’aggiunta di alcool di origine viticola. L’imbottigliamento avviene dopo un affinamento in botte di circa sei mesi. L’invecchiamento può durare anche dieci anni per poi essere servito come vino dopo pasto. La conservazione viene effettuata in appositi locali completamente al buio in posizione orizzontale dove le temperature oscillano tra i 10 e i 15 gradi e l’umidità intorno al 70 – 75 % in modo da impedire che il tappo si asciughi. Viene servita in piccoli calici ad una temperatura di 16 – 18 gradi abbinata a formaggi erborinati, pasticceria secca e i classici dolci siciliani come cassata e cannoli.
Formaggio di capra
Un altro dei prodotti che merita di essere citato è il formaggio di capra, ottenuto con l’utilizzo di tecniche tradizionali. Il latte di capretto o agnello viene coagulato in un tino di legno a 34 – 35 gradi. Il caglio, dopo essere stato versato in appositi canestri di giunco, viene sapientemente fatto spurgare dalle mane degli artigiani. Al momento dell’incanestratura viene aggiunto pepe nero in grani o peperoncino per poi essere scottato per circa quattro ore e messo ad asciugare. La prima salatura avviene il giorno successivo all’asciugatura, la seconda invece viene fatta a dieci giorni di distanza dalla prima. I diversi stadi di stagionatura indicano la tipologia del formaggio: tuma fresca, senza salatura; primo sale, stagionatura otto, dieci giorni; secondo sale, stagionature due, tre mesi; stagionato, tre, quattro mesi. Il formaggio si presenta in forme cilindriche e con la classica modanatura lasciata dal canestro, la crosta assume un colore giallognolo e viene cosparsa con olio, la pasta si presenta compatta e di color paglierino con un’ occhiatura scarsa, il sapore è piccante e deciso, assume aromi sempre più marcati con la stagionatura.
I Dolci eoliani
Le isole Eolie, come tutta la Sicilia, tra i numerosi vanti conta quello della raffinata tradizione dolciaria. Come l’intera tradizione siciliana anche la dolciaria eoliana si compone d’ingredienti “poveri” e nasce dalla sapiente mano degli artigiani. I dolci eoliani sono un esempio chiarissimo dell’abilità e dell’amore dei pasticceri, basti pensare ai dolci a base di frutta e frutta secca ( le paste alle mandorle, ai pistacchi e alla noci). Un ruolo fondamentale è stato svolto dalle diverse dominazioni straniere che, nel corso dei secoli, la Sicilia ha subito. Rilevante è stata la dominazione araba sia per l’introduzione, nel IX sec. d.C., dello zucchero, del riso, degli agrumi e della ricotta, sia perché gli arabi importarono l’uso di certe droghe e spezie come i chiodi di garofano, la cannella, lo zucchero raffinato e lo zafferano che oggi sono ingredienti essenziali della dolciaria eoliana.
Sesamini
Una chicca della dolciaria eoliana sono i sesamini, fragranti biscotti da accompagnare con la malvasia, composti da una pasta frolla ricoperta di sesamo, tradizionalmente offerti a fine pasto.
I giggi
I giggi possono essere mangiati a fine pasto accompagnati dalla malvasia, composti da palline di pasta fritta ricoperti di una glassa ricavata da vino cotto e zucchero.
Piparelli
I Piparelli sono biscotti a base di mandorle, ottimi da inzuppare nella malvasia, dal sapore esaltato dall’equilibrio tra mandorle e miele. La cottura sapientemente curata dà come risultato un biscotto fragrante ma mai duro.
Nacatuli
Nacatuli è il nome di un dolce tipico natalizio composto da una sottile sfoglia che ricopre un goloso ripieno formato di zucchero, mandorla e aroma arricchiti da decorazioni che richiamano foglie, piante e pesci.
Cassateddi
I Cassateddi sono dolci simili nella forma ai nacatuli, ma con un ripieno diverso composto da mandorle, fichi secchi, nocciole e uva passa.
Spicchitedda
Spicchitedda, biscotti di colore marrone scuro ottenuto da vino cotto e farina. Ha una forma a spirale decorata con frutta secca.
Durci i casa
Si tratta di biscotti molto semplici composti da zucchero, farina, latte e uova, ottimi per la colazione da inzuppare nel latte.
Cassata
Cassata è dolce tipico siciliano di origine araba, composto da un pandispagna farcito di crema di ricotta e cosparso con una glassa di zucchero e decorato con frutta candita.
Il cannolo Siciliano
Il cannolo è tra i dolci più noti della tradizione dolciaria siciliana sicuramente vi è il cannolo, composto da una cialda di forma conica, riempita con crema di ricotta e decorata con canditi.
La granita siciliana
Uno tra i dolci più apprezzati dai turisti è, sicuramente, la granita, da consumare nelle calde estati. Si presenta come una crema semi-congelata al gusto di frutta, caffè, cioccolato e frutta secca e viene servita anche con panna montata accompagnata da una morbida brioche da inzuppare.
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