L’origine “scandalosa” del turismo a Taormina : i ragazzi del Barone
La Sicilia è un paradiso terrestre per paesaggi, storia, bellezza artistica, clima, tradizioni e fatti storici affascinanti che hanno, talvolta, radici avvolte nel mistero. La Sicilia è, anche, un terreno fertile per gli studi di antropologia nativa, per ricerche di matrice etnografica e sociologica.
A tal proposito, si deve molto al lavoro realizzato dall’illustre Professore Mario Bolognari su tutto il territorio siciliano ed in particolar modo sulla storia della meravigliosa Taormina. Il Professore Bolognari, con la sua meravigliosa opera antropologica “I ragazzi di Von Gloeden”, mette in luce alcuni aspetti della storia di Taormina che, prima della pubblicazione del testo, restavano poco chiari o comunque poco conosciuti e, forse, male interpretati.
Nella seconda metà dell’Ottocento l’Italia divenne il paese prescelto dagli omosessuali del nord Europa, molto probabilmente perchè, all’epoca, il nostro bel paese era molto più liberale rispetto ad altri paesi europei. In particolar modo, Taormina attirò numerosi letterari, artisti e uomini di spicco dell’alta società.
Le arcadiche fotografie del barone Wilhelm Von Gloeden portarono Taormina al centro dell’attenzione di molti poeti, artisti, scrittori e politici che scelsero la meravigliosa cittadella siciliana come meta per i propri viaggi di svago o di “lavoro”. La storia dei ragazzi di Gloeden assume significato non solo per la storia locale ma anche per il panorama storico generale del tempo durante il quale questa storia si è svolta. E’ una storia che racconta di una Taormina ricca dal punto di vista paesaggistico, climatico, ma povera, anzi poverissima, per quanto concerne tutto il resto.
Si tratta della storia di famiglie taorminesi poverissime che, prostituendo i loro figli, si arricchirono facendo scivolare nell’oblio una fetta importantissima della storia taorminese. Le foto di Gloeden ritraggono una Taormina mitizzata dallo stesso, poiché la Sicilia richiamava le bellezza dell’antica Grecia, il mito dell’epoca classica, delle finezza intellettuale, della perfezione artistica e dell’eleganza culturale.
La Sicilia, anche oggi, conserva l’eco della cultura classica, ne è testimone parte del patrimonio artistico che la regione conserva, basti pensare al meraviglioso Teatro antico di Taormina. La ridente città ionica liberava un mondo onirico per Gloeden, un mondo senza dei e con una società dall’identità poco definita, un popolo povero con prevalenza di giovani disposti a vendere la propria immagine ed il proprio corpo per arricchire le famiglie d’origine. Lo scarto tra la Taormina immortalata ed immaginata da Gloeden e la Taormina reale era abissale.
Le origini del turismo siciliano, in particolar mondo tra il 1880 ed il 1913, raccontano di un territorio dal grande passato ma profondamente segnato dall’emigrazione e dalla povertà.
Taormina era una città poco abitata, città dai bellissimi paesaggi, dai personaggi pittoreschi che, però, nascondeva una situazione drammatica. Le biografie dei ragazzi di Gloeden non sono state scritte da nessuno, a chi poteva importare della storia di povera gente?
Le fotografie di Gloeden ritraggono questi giovani taorminesi che posavano quasi come fossero divinità greche, con abiti ed ornamenti tipici della magna Grecia. Le foto che ritraggono i giovani taorminesi rivelano il vero talento di Gloeden: mostrare lo stato sognante dei suoi modelli che posavano in modo aggraziato nelle scene composte dallo stesso. L’inquadratura delle scene, la luce scelta ed i filtri usati mirano a ritrarre la grazia e l’innocenza della pubertà più che la matura sessualità maschile. Gloeden scelse Taormina come propria città, come seconda patria, luogo nel quale esprimere liberamente la propria vena artistica e la sua più intima natura. Il testo rivela anche la qualità dei rapporti che Gloeden intratteneva con la popolazione locale. La gente del posto non mostrava grande simpatia per questo “straniero” benestante che fotografava ragazzi nudi e che, per altro, non nascondeva la propria omosessualità, ma l’artista straniero pagava bene i suoi modelli, dava lavoro agli operai che curavano la sua meravigliosa villa e, spesso, elargiva i propri beni. Di lì a poco Gloeden divenne “uno del posto” e, così, la gente lo rispettava come un caro amico, garante del benessere altrui dal momento che offriva impiego e denaro a chi ne avesse bisogno. Gloeden nasce come studioso dell’antichità, studiò l’arte della pittura al collegio di Weimar, ma fu a Taormina che scoprì la sua vera passione: la fotografia.Si trasferì in Sicilia per curarsi e così decise di rimanervi per molto tempo, data la grande bellezza del luogo ed i benefici che ne trasse la sua salute.
La fotografia divenne il mezzo più veloce per fabbricare “immagini per il turismo”. I ritratti dei personaggi locali, i paesaggi, le bellezze locali immortalati nelle immagini, resero Taormina un luogo sempre più battuto dai viaggiatori provenienti da tutto il mondo. Fu in questi anni che si affermarono le immagini commerciali, i paesaggi, infatti, grazie alla fotografia, divennero delle vere e proprie cartoline illustrate. Le fotografie di Gloeden non ritraggono solo la mitizzazione di una Sicilia che richiama, nostalgicamente, l’antica Grecia, ma mostrano la vita delle strade e i mestieri del popolo locale.
Gloeden è considerato il padre della moderna arte dell’immagine, pietra miliare nella storia della tecnica e dell’arte fotografica. Il suo impatto con la comunità taorminese fu fortissimo e lasciò il segno. A Taormina Gloeden si scoprì fotografo e Taormina con Gloeden si scoprì paradiso terrestre dal volto segnato dalla povertà, volto che assunse sembianze diverse grazie anche, e soprattutto, al turismo che prese piede a partire da quegli anni.